La rivascolarizzazione precoce nei pazienti con infarto miocardico con sopraslivellamento ST ( STEMI ) e shock cardiogeno riduce l’incidenza di mortalità.
I pazienti ricoverati in ospedali non attrezzati per la rivascolarizzazione vanno incontro più facilmente a morte.
Ricercatori del New York University School of Medicine negli Stati Uniti hanno analizzato i dati dello studio SHOCK ( SHould we revascularize Occluded Coronaries for cardiogenic shock ) e del registro.
I pazienti trasferiti ( 46% ) erano più giovani ed avevano una minore probabilità di aver avuto in precedenza ipertensione, infarto miocardico ed insufficienza cardiaca.
Questi pazienti hanno ricevuto un trattamento più aggressivo, sono stati rivascolarizzati più tardi dopo lo shock cardiogeno ( 7.3 versus 3.9 ore; p = 0.0002 ) e presentavano una mortalità intraospedaliera simile rispetto ai pazienti non trasferiti.
La mortalità intraospedaliera era più bassa nei pazienti sottoposti a rivascolarizzazione precoce rispetto a coloro per i quali la rivascolarizzazione è stata più tardiva o non sono stati rivascolarizzati ( 41% versus 53%; p = 0.017 per i pazienti trasferiti; 55% versus 71%; p = 0.0003 per i pazienti non trasferiti ).
La regressione logistica multipla ha mostrato che la mortalità intraospedaliera era associata all’età ( odds ratio, OR = 1.50 per aumento di decade; p < 0.0001 ), pressione arteriosa media ( OR = 0.98 per aumenti di 1mmHg; p < 0.0001 ), fibrinolisi prima dello shock cardiogeno ( OR = 0.65; p = 0.04 ) e rivascolarizzazione precoce ( OR = 0.70; p = 0.028 ).
Secondo gli Autori, i pazienti selezionati con infarto STEMI e shock cardiogeno, ricoverati in ospedali non in grado di eseguire la rivascolarizzazione dovrebbero essere trasferiti in Centri per la rivascolarizzazione. ( Xagena2006 )
Jeger RV et al, Am Heart J 2006; 152: 686-692
Cardio2006