Circa 2 milioni di persone partecipano ogni anno a gare di corsa sulla lunga distanza negli Stati Uniti.
Le notizie relative ad arresti cardiaci legati alle corse hanno fatto nascere dubbi circa la sicurezza di tale attività.
Uno studio ha valutato l’incidenza e gli esiti dell’arresto cardiaco associato a corse di maratona e mezza-maratona negli Stati Uniti nel periodo 2000-2010.
Sono state determinate le caratteristiche cliniche degli arresti cardiaci con interviste ai sopravvissuti e ai parenti stretti di chi non è sopravvissuto, con revisione delle cartelle cliniche e con l’analisi dei dati post-mortem.
Dei 10.9 milioni di corridori, 59 ( età media, 42-13 anni; 51 uomini ) hanno avuto arresto cardiaco ( tasso di incidenza, 0.54 per 100.000 partecipanti ).
La malattia cardiovascolare poteva spiegare la maggior parte degli arresti cardiaci.
Il tasso di incidenza è risultato significativamente più elevato durante le maratone ( 1.01 per 100.000 ) che durante le mezze-maratone ( 0.27 ) e tra gli uomini ( 0.90 per 100000 ) che tra le donne ( 0.16 ).
I corridori di sesso maschile di maratona, il gruppo a rischio più elevato, hanno mostrato un aumento nella incidenza di arresto cardiaco durante l’ultima metà della decade dello studio ( 2000-2004, 0.71 per 100000; 2005-2010, 2.03 per 100000; P=0.01 ).
Dei 59 casi di arresto cardiaco, 42 ( 71% ) sono risultati fatali ( incidenza, 0.39 per 100.000 ).
Tra i 31 casi con dati clinici completi, l’inizio di rianimazione cardiopolmonare somministrata da passanti e una sottostante diagnosi diversa da cardiomiopatia ipertrofica sono risultati i predittori più forti di sopravvivenza.
In conclusione, maratone e mezze-maratone sono associate a un basso rischio generale di arresto cardiaco e morte improvvisa.
L’arresto cardiaco, nella maggior parte dei casi attribuibile a cardiomiopatia ipertrofica o coronaropatia aterosclerotica, si è manifestato soprattutto negli uomini che prendono parte a maratone; il tasso di incidenza in questo gruppo è aumentato durante lo scorso decennio. ( Xagena2012 )
Kim JH et al, N Engl J Med 2012; 366: 130-140
Cardio2012 Med2012