Nello studio SHOCK ( SHould we emergently revascularize Occluded Coronaries in cardiogenic shocK ), i pazienti di età uguale o superiore ai 75 anni non sembrano presentare benefici riguardo alla mortalità dalla rivascolarizzazione precoce rispetto all’iniziale stabilizzazione medica; benefici che invece sono stati visti nei pazienti di età inferiore ai 75 anni.
Vladimir Dzavik et al hanno esaminato le caratteristiche di base e gli outcome dei pazienti che hanno partecipato allo studio.
I pazienti con shock cardiogeno secondario ad insufficienza ventricolare sinistra erano stati randomizzati a rivascolarizzazione precoce ( entro 6 ore ) o a un periodo di stabilizzazione medica iniziale.
Dei 56 pazienti arruolati di età uguale o maggiore di 75 anni, quelli assegnati a rivascolarizzazione precoce avevano una più bassa frazione d’eiezione ventricolare sinistra ( FEVS ) al basale rispetto ai pazienti assegnati alla stabilizzazione medica iniziale ( 27,5%, versus 35,6%; p = 0,051 ).
La mortalità a 30 giorni nel gruppo rivascolarizzazione precoce è stata del 75% nei pazienti di età uguale o superiore ai 75 anni e del 41,4% in quelli di età inferiore ai 75 anni.
Nel gruppo stabilizzazione medica iniziale la mortalità a 30 giorni è stata del 53,1% e 56,8%, rispettivamente.
I dati di questo studio hanno mostrato che i pazienti anziani assegnati alla rivascolarizzazione precoce presentano una peggiore sopravvivenza rispetto ai pazienti assegnati alla stabilizzazione medica iniziale.
Secondo gli Autori, il mancato beneficio da rivascolarizzazione precoce nei pazienti anziani nello studio SHOCK può essere dovuto a differenze nelle caratteristiche di base, soprattutto riguardanti la funzione ventricolare sinistra.( Xagena2005 )
Dzavik et al, Am Heart J 2005; 149: 1128-1134
Cardio2005